venerdì 24 agosto 2012

Quando “la terra ha deciso di fare la birichina”







Quando dare vale molto più che ricevere … 
Un’esperienza tanto carica, intensa, ricca e significativa, non avrei mai pensato di poterla vivere in così breve tempo. Sì, perché questi cinque giorni vissuti al campo di Pegognaga sono stati davvero molto importanti per me.

 Appunti e riflessioni di Dania, una dei volontari: Dania ci ha aiutato dal 20 al 24 agosto lavorando con i bambini di seconda elementare.



La cosa che ancora mi stupisce, nonostante le innumerevoli esperienze di volontariato che costellano la mia vita a contatto con diverse realtà sociali, è il rendermi conto che, nel momento in cui faccio ritorno a casa, ciò che nel cuore, negli occhi, nelle emozioni porto con me, è decisamente molto di più di quello che posso offrire con il mio semplice “esserci”...

La cosa ancora più incredibile, sorprendente, ma allo stesso tanto semplice è realizzare che ciò è davvero  bello e, che più lo fai, più ci prendi gusto.
E qui parlo proprio di gusti, come quelli del gelato, che una volta acquistato, vorresti non finisse mai, soprattutto se quelli sono i tuoi preferiti. Oppure ancora come quella luna, tanto cara a Leopardi, mai soddisfatta di ripercorre, dopo essere spuntata alla sera e aver illuminato i deserti, gli eterni sentieri del cielo.

Particolarmente delicato è il contesto in cui io e i miei colleghi ci troviamo ad operare: non si tratta di avere a che fare solo con bambini, quelli stessi che Antoine de St-Exupery definiva 'gli unici in grado di spiegare ai grandi come stare al mondo', ma con bambini che fino a poco tempo fa hanno abbandonato in fretta e furia le loro classi e le loro case perché -come mi ha detto Mattia- durante uno dei giorni di campo, “la terra ha deciso di fare la birichina”, distruggendo case e palazzi, danneggiando edifici e lasciando un segno indelebile nella memoria di grandi e piccini.

La città di Pegognaga, a prima vista, non appare particolarmente sofferente … quelle immagini che sono passate al telegiornale da fine maggio in poi hanno mostrato paesi e città più colpite, più ferite … ma se osservi e guardi bene i segni del “suo” passaggio ci sono.. eccome se ci sono … e non parlo solo di crepe o di case pericolanti, oppure ancora di transenne o di impalcature, ma di emozioni, di sensazioni, di parole, di sguardi carichi e significativi.

E allora come poter consentire ai bambini, quelli stessi che hanno un modo tutto loro di stare al mondo, di prendersi cura di una bambola e di piangere se viene tolta, di riappropriarsi di quella dimensione naturale dello star bene, dell’essere felici, di avere quelle paure tipiche dell’infanzia o ancora di riprendersi quelle classi lasciate vuote, di ritornare alla “normalità”, di ricominciare con maggiori consapevolezze, di dare avvio ad un nuovo anno scolastico serenamente, se non attraverso l’operato ovvero l’entusiasmo, la voglia di fare, la competenza, l’affetto e la sensibilità di persone che amano spendersi per gli altri?
Ecco il pensiero con cui mi sono accinta a intraprendere questa esperienza e i risultati a cui sento di essere arrivata sono stati decisamente sopra le aspettative. Eppure gli ingredienti si sono mostrati fin da subito così semplici..

Qui ho trovato un insieme di persone accoglienti e grate, i genitori ( e i nonni) dei bambini, nonché disponibili e collaborative, il Comune nella figura del sindaco e degli operatori.
Persone, ancora, competenti e professionali come i miei colleghi dai quali ho imparato davvero tante cose:
 Adriana, con la sua spontaneità e la sua sincera bontà, Daniela e Rossella con le loro infinite competenze e risorse, Enrico con il suo spirito di adattamento e la sua flessibilità.
Persone, ancora, che mi hanno concretamente dato la possibilità di vivere questa esperienza con le loro capacità e abilità organizzative ma non solo, come Massimiliano e Claudio.

Ma qui ho trovato anche pennarelli, pastelli, fogli, forbici e colle… materiali di fantasia, creatività, immaginazione … e qui  ho trovato soprattutto loro, i bambini che sono stati i veri protagonisti di questo percorso di crescita condivisa e di, oserei dire, trasformazione.
Sì perché la trasformazione è stato il filo conduttore di tutte le attività proposte, da quelle grafico pittoriche, a quelle più strettamente narrative. Trasformare e crescere non sono forse due parole per indicare lo stesso concetto?
E allora ecco che i bambini corrono nel prato a cercare rami, foglie, fiori, sassi per dare a questi oggetti una forma altra, o ancora ecco i bambini immaginare e inventare storie creandole dal nulla, o ancora ecco prendere spunto da due concetti come quello di luce e ombra tanto intuitivi quanto oscuri, per riflettere sul senso delle cose che accadono, sul senso del bello, del brutto, del giusto, dello sbagliato, del “mi piace”, “Non mi piace” secondo le differenti capacità astrattive di ciascuno di noi e di ciascuna fascia d’età. Ecco, di nuovo, vedere i bambini scorgere in linee apparentemente accozzate parole, immagini, storie, visioni belle …. ecco le linee dell’oscurità dure e aggressive diventare un mare, un cespuglio di fiori gialli…
….ecco allora che, uscendo di metafora, la crepa, il segno più evidente del terremoto, si fa spunto e occasione per ripensare l’evento naturale diversamente da quello che gli stereotipi ci impongono rielaborandolo in modo più sereno e “umano” concretizzandolo e rendendolo comprensibile.
Sì perché se i bambini comprendono che una cosa può essere conosciuta, interiorizzata ed elevata quindi ad un livello di maggior consapevolezza, essa non fa più così tanta paura: la posso gestire e ne divento il padrone. 

E la prova l’ho avuta quando Mattia guardando il cartellone “Insieme la scuola non crolla” mi ha detto con quella semplicità che i bambini sanno trasmettere solo con lo sguardo: "… ma è la terra che deve smettere di fare la birichina …"

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